Visitare gli infermi

Ho un’altra piccola storia da raccontare.

Ho avuto l’influenza: febbre alta, nausea, capogiri e problemi di cervicale. Figli e marito si sono messi a mia disposizione, cercando di sostituirmi al meglio possibile nel mio lavoro casalingo di cura della casa. Ho avuto il conforto di continue telefonate di parenti e amici che si informavano sulla mia salute. Ringrazio tutti, e la mia riconoscenza va in particolare ai consiglieri della nostra associazione e alla presidenza, che con la continua vicinanza e il contatto frequente mi ha reso meno doloroso il sacrificio di non poter partecipare sabato e domenica 27 e 28 febbraio all’evento che più di tutto abbiamo atteso nel corso di quest’anno associativo: l’incontro regionale col presidente Matteo Truffelli e la presidenza nazionale. I continui messaggi, le foto e i commenti mi hanno fatto sentire comunque partecipe. Grazie a tutti! Ora aspetto su queste pagine articoli e commenti con un adeguato reportage fotografico: chi c’era si metta al lavoro perché chi è rimasto a casa possa condividere la gioia di un’esperienza che sicuramente è stata molto bella e arricchente.

Anche mio figlio, che quest’anno sta insegnando a Roma, ha avuto l’influenza con febbre alta e tutti gli altri sintomi debilitanti che il virus si porta dietro. Ma essendo solo, ha dovuto alzarsi lo stesso, comprarsi le medicine e anche qualcosa da mangiare, mettersi in cucina, lavare i piatti e curarsi. Da noi genitori purtroppo solo un conforto a distanza.  Questa esperienza mi ha fatto riflettere sulle tante persone che vivono da sole in posti in cui non conoscono  nessuno e non hanno molti amici.

A loro e al loro coraggio un grande apprezzamento; a noi che prendiamo coscienza di tante solitudini spesso ignorate  inconsapevolmente ma a volte anche di proposito, la responsabilità di

essere un po’ più aperti e generosi. A volte basta poco: una telefonata, una scappata in farmacia, un piatto caldo offerto con semplicità per far sentire la gente meno sola e sconfortata. In questo l’Ac ci deve essere maestra: anche questa è accoglienza! Stiamo più attenti dunque a chi ci sembra bisognoso del nostro aiuto e della nostra solidarietà. La nostra grande famiglia può fare tanto. Tra l’altro, in questo anno della Misericordia, visitando gli ammalati non faremmo altro che il nostro dovere. Cominciamo dunque dai piccoli gesti e diverremo capaci man mano di cose sempre più grandi.

 Anna Maria Cutuli

Segreteria

Lascia un commento