RESOCONTO DELL’INCONTRO DEL M.E.I.C. SU “FINE VITA E TESTAMENTO BIOLOGICO TRA LEGGE ED ETICA”.

Sabato 10 giugno 2017, in un affollato Salone delle Conferenze della Parrocchia S. Paolo di Acireale, si è tenuto l’incontro pubblico dal titolo “Fine vita e testamento biologico tra legge ed etica”, organizzato dal M.E.I.C. (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale)- Gruppo di Acireale.

L’incontro, che chiude il presente anno sociale, ha avuto quale suo oggetto un tema di assai pressante attualità che si ripropone periodicamente in coincidenza di casi eclatanti (si pensi alle vicende di Piergiorgio Welby, di Eluana Englaro, di DJ Fabo). L’iniziativa ha trovato la sua occasione nella recente approvazione, il 20 aprile scorso, da parte della Camera dei Deputati del disegno di legge dal titolo: “Modifiche al codice civile in materia di consenso informato, di dichiarazione anticipata di volontà sui trattamenti sanitari e di testamento biologico, nonché istituzione della banca di dati telematica nazionale dei testamenti biologici”.

Il “testamento biologico” o d.a.t. (disposizioni anticipate di trattamento) è, in via di prima approssimazione, un documento con il quale una persona, dotata di piena capacità, esprime la sua volontà circa i trattamenti ai quali desidererebbe o non desidererebbe essere sottoposta nel caso in cui, nel decorso di una malattia o a causa di traumi improvvisi, non fosse più in grado di esprimere il proprio consenso o il proprio dissenso informato. Attualmente non esiste in Italia una legge che disciplini la possibilità di rendere dichiarazioni anticipate di rifiuto di trattamenti sanitari in relazione al consenso informato, nonostante l’art. 32, comma 2, della Costituzione preveda che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”, coerentemente con quanto stabilito dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sui diritti dell’uomo e sulla biologia, stipulata a Oviedo il 4 aprile 1997, resa esecutiva in Italia con legge 28 marzo 2001 n. 145.

L’incontro ha visto quali relatori la dott.ssa Flavia Panzano, Giudice del Tribunale di Catania, il prof. Salvatore Amato, Ordinario di Filosofia del Diritto nell’Università di Catania e Don Vittorio Rocca, teologo morale ed è stato moderato dal Presidente del Gruppo M.E.I.C. di Acireale.

I relatori hanno illustrato le tematiche afferenti al testo del disegno di legge e la cornice complessiva in cui questo si inserisce, muovendo da prospettive differenziate.

La dott.ssa Panzano, nel sottolineare i punti più rilevanti dell’impianto normativo, ha posto in evidenza come essi trovino fondamento nel riconoscimento dei “diritti fondamentali del malato” e siano in qualche modo anche frutto della ricezione di alcuni arresti della giurisprudenza della Corte di Cassazione ed, in particolare, della sentenza che ebbe a riguardare il caso di Eluana Englaro.

Il prof. Amato, nel rimarcare come il testo del disegno di legge sia da porre in stretto collegamento con il parere sul tema reso in data 18 dicembre 2003 dal Comitato Nazionale di Bioetica, del quale il relatore è componente sin dal 2001, non ha mancato di evidenziare alcune criticità del detto testo, segnalandone la inutile prolissità in alcuni punti che potrebbe essere di ostacolo ad una interpretazione piana della legge.

Don Vittorio Rocca, nell’insistere sul ruolo dell’etica e nel precisare l’effettivo contenuto dell’etica cristiana, lontana da qualsiasi “attrazione doloristica”, si è soffermato sulla dimensione della malattia e della sofferenza che non può essere astratta dalla persona. Ha sostenuto l’opportunità dell’intervento del legislatore, non mancando di segnalare la necessità del coinvolgimento del medico, con la sua scienza e coscienza.

Il successivo dibattito, oltre a porre in evidenza alcuni profili problematici legati al “consenso informato” e alla necessità di un’ “alleanza paziente-medico”, non ha mancato di evidenziare come la legge da sola non sia sufficiente a governare tematiche così difficili, ma occorra un “salto etico” sul piano antropologico che l’intera società italiana deve compiere e che non può che suscitare la permanente attenzione della comunità ecclesiale nel solco dell’insegnamento del Concilio Vaticano II.

Pietro A. Currò
(Presidente Gruppo M.E.I.C. di Acireale)

 

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